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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-02-14

Binetti lascia il Pd. "Sogno il grande centro". Bersani: sono dispiaciuto

Dopo un lunghissimo tira e molla, un annuncio durato mesi, lla fine Paola Binetti, la deputata teodem alc entro di mille polemiche sui diritti civili, ha deciso di lasciare il Pd. Non seguirà Rutelli, l'uomo che l'aveva convinta a scendere in politica e che l'aveva portata nella Margherita, nella nuova avventura dell'Api. Ha scelto l'Udc di Casini, come prima di lei avevano fatto due "compagni" di tante battaglie come Enzo Carra e Dorina Bianchi.

 

ST

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Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

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2010-02-16

 

16 Febbraio 2010

INTERVISTA

La Binetti lascia il Pd:

"Cede ai radicali"

Il cedimento ad una cultura estranea ai valori fondativi del Pd. È questa la ragione che ha spinto Paola Binetti ad abbandonare il partito guidato da Pier Luigi Bersani per aderire all’Udc. "Le radici di quel partito - spiega la prima presidente di Scienza & Vita – sono due: l’esperienza dei Ds e quella cattolico democratica. È veramente inspiegabile, quindi, come si sia finiti ad appaltare il Pd ai radicali. Purtroppo non potevo far altro che prenderne atto". Il riferimento è alla scelta di candidare per il Lazio Emma Bonino.

E alla leader radicale che l’accusa di applicare la logica del "o lei o me", la ex diellina risponde: "Non sono motivata da un giudizio su una persona ma su una linea politica più che confermata. È stato Marco Pannella a impedire che fosse Stefano Ceccanti a scrivere il programma per il Lazio". Ma si obietta che la Bonino è candidata ad una carica amministrativa. "È a questo livello che i radicali, sui registri dei testamenti biologici, i protocolli per la Ru486 e la famiglia, stanno cercando di cambiare gli stili di vita".

Che dire della tesi di Bersani secondo cui il partito non è "un condominio" e si richiede "un sforzo più generoso" per trovare un punto di incontro? "Giusto, ma dove sta la sintesi, se per il Pd decide un partito politico che da quarant’anni si è schierato su posizioni diametralmente opposte a quelle dei cattolici, dal divorzio alla Ru486, passando per il referendum sulla legge 40?". La storia attesta, però, che a sostenere l’aborto ci fu in prima linea anche il Pci. "Già – ribatte la Binetti – ma i radicali avrebbero voluto liberalizzare del tutto l’interruzione della gravidanza e per questo promossero un referendum contro la legge 194, mentre il quesito dei cattolici era decisamente contro l’aborto".

Ma non è solo questione di brutti ricordi, è anche il presente ad attestare una completa incompatibilità. "I radicali – aggiunge – propongono il diritto di eutanasia e hanno sponsorizzato per primi l’introduzione in Italia dell’aborto farmacologico". Dunque è aperta la strada al sostegno di Renata Polverini nel Lazio? "L’orientamento è quello, ma prima di prendere una decisione definitiva voglio incontrarla e verificare attentamente il suo programma".

Non perde la calma la new entry dell’Udc, salvo smentire decisamente una ricostruzione giornalistica secondo cui la sua scelta di abbandonare il Pd sarebbe stata eterodiretta. "Decido sempre in prima persona – osserva – come dimostra la mia militanza nel Pd. Certo il mio punto di riferimento è la dottrina sociale cristiana, come per ogni cattolico impegnato in politica. E i documenti del magistero non possono essere considerati un supermercato dove si prende o si lascia quello che si vuole".

Alle accuse di "disonestà intellettuale", la promotrice storica dei teodem risponde con le numerose attestazioni di solidarietà e comprensione giunte non solo dall’area dei cattolici democratici. Franco Monaco polemicamente chiede perché mai sia entrata nel Pd. "Io provengo dalla Margherita – rammenta la Binetti – e quando quel partito si è fuso nella nuova formazione ho sperato in una sintesi alta tra le culture fondative, ma questo non è avvenuto. E che ci siano problemi lo riconoscono anche Arturo Parisi e Rosy Bindi". Ora, però, non è solo Nicola Zingaretti ma anche il leghista Roberto Calderoli a sostenere che per coerenza dovrebbe dimettersi da deputato. "Giustamente Rocco Buttiglione ha risposto che i parlamentari sono rappresentati del popolo e non dei partiti, comunque sorprende che Calderoli si sia posto il problema solo per me".

Ma anche nell’Udc qualche problema sembra esserci, ad esempio per l’alleanza con Mercedes Bresso in Piemonte. "Mi sembra, comunque, che si sia riusciti in qualche modo a condizionarne il programma. Certo è troppo poco, la prospettiva, però, è che con altri apporti, a cominciare dall’Api e dai deputati usciti dal Pd, si possa creare una formazione politica dove i valori siano realmente incisivi".

Pier Lugi Fornari

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-02-14

Binetti lascia il Pd. "Sogno il grande centro". Bersani: sono dispiaciuto

Dopo un lunghissimo tira e molla, un annuncio durato mesi, lla fine Paola Binetti, la deputata teodem alc entro di mille polemiche sui diritti civili, ha deciso di lasciare il Pd. Non seguirà Rutelli, l'uomo che l'aveva convinta a scendere in politica e che l'aveva portata nella Margherita, nella nuova avventura dell'Api. Ha scelto l'Udc di Casini, come prima di lei avevano fatto due "compagni" di tante battaglie come Enzo Carra e Dorina Bianchi.

Binetti ha annunciato la sua decisione con un'intervista al Corriere della Sera. Mercoledì la presentazione ufficiale con la "nuova maglia" in una conferena stampa con Rocco Buttiglione. "Il Pd ha fallito, Bersani è un rappresentante illuminato dei vecchi ds ma non è mai stato il leader della sintesi coi cattolici", spiega Binetti. A motivare lo strappo ha certamente contribuito la dcisione del Pdf di candidare Emma bobnibo nel lazio."io volevo restareci, nel Pd. ma vista l'insistita e menzognera tendenza a dimostrare che tra la cultura cattolica e quella radicale non ci sono differenze, resatre non ha opiù senso. Come posso stare in un partito dove si prova ogni giorno a delegittimarmi? Dove si afferma che le mie ideee non contano niente?". La binetti accusa Bersani di aver lasciato a pannella "la guida del treno democratico, i radicali sonomla locomotiva e il Pd attacca i vagoni...".E si augura la sconfitta elettorale della Bonino: "Mi augurio con tutto il cuore che non vinca, bersani ha sottovalutato la capacità dir eazione del mondo cattolico".

il suo obiettivo, ora, è costruiore una nuova Dc, reclutando cattolici da entrambio gli schieramenti. pensa a un "partito del 15-20%, si appella ai cattolcii del Pd, da Fioronia marini, da Franceschini a bachelet>. "Mi auguro che vengano via, loro e tutti quelli che si sentono a disagio nel pd. I tempi per un grande centro sono maturi. Per la cultura cattolica non c'è più spazio nel Pd, Bersani ha fatto un patito che somiglia ai socialisti spagnoi".

Non mancao le reazioni, e neppure le polemiche. A partire dalla stanfing ovation con cui la notizia è stata salutata al congresso dell'Arcigay. E Bersani dice: "So che a qualcuno potrà sembrare strano, ma lo dico sinceramente: l'allontanamento dell'onorevole Binetti è quello che mi dispiace di più. Non posso, ovviamente, condividere le sue motivazioni, in particolare a proposito della candidatura di Emma Bonino". Mi interessa tuttavia discutere un punto più di fondo delle argomentazioni dell'onorevole Binetti -prosegue Bersani- Aspettare dal segretario del Pd la garanzia della sintesi tra diverse culture, lascia immaginare un'idea di partito a stanze comunicanti ma separate, con qualcuno che regola il traffico, o amministra un condominio. Io credo invece che la sintesi richieda uno sforzo più generoso e profondo. Credo che questo sforzo debba avvenire sul terreno esigente dell'autonomia e della specifica responsabilità della politica in vista del bene comune". "Un'autonomia ed una responsabilità -ha sottolineato Bersani- che trovano la loro nobiltà più spesso negli interrogativi che nelle certezze della coscienza. Forse questo è il punto che ci divide e ci addolora, ma che aiuta a capire meglio la grande e appassionante sfida che il Pd ha deciso di mettersi davanti".

"Credo di poter dire, anche a nome della maggioranza dei credenti che restano nel Pd, tutta l'amarezza per una scelta personale che merita rispetto ma che non può essere condivisa", commenta Pier Luigi Castagnetti. "L'uscita della Binetti - afferma il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera - è "una grave perdita per il Pd. Lo dico a ragion veduta anche se so che probabilmente altri non condividono. Le qualità morali e intellettuali di Paola hanno consentito in questi anni di rendere veramente importante il dialogo e il pluralismo culturale dentro il partito". "So bene che la sua non è una decisione improvvisata - prosegue Castagnetti - anzi è frutto di un percorso anche di sofferenza umana, così come è stata quella di Carra e Lusetti. Comprendo ma non condivido. La presenza dei credenti in politica può manifestarsi infatti - spiega Castagnetti - all'interno di piccole enclave di testimonianza valoriale oppure può nutrire l'ambizione di rendere gli stessi valori incisivi e influenti all'interno di grandi partiti che muovono la storia". "È l'eterno dilemma dei cattolici - aggiunge Castagnetti - io sono convinto insieme a tantissimi altri, che nel Pd sia possibile vivere questa seconda opzione, sia possibile cioè cercare punti di convergenza con altri filoni culturali senza compromessi insostenibili con la propria coscienza. Non si può certo sostenere - conclude Castagnetti - che oggi in questo partito ci sia chiusura al dialogo o peggio coartazione della propria coscienza".

"Prima di Castagnetti, che con disappunto sento parlare 'a nome della maggioranza dei credenti che restano nel Pd', a dover manifestare amarezza per l'uscita di Paola Binetti dal partito dovrebbero essere i democratici tutti non perchè credenti ma perchè democratici", dice Arturo Parisi. "La sua uscita - prosegue Parisi - segnala infatti il fallimento della sua scommessa personale ma anche l'incapacità del partito di farsi luogo di confronto tra persone e di sintesi al servizio della decisione politica. L'amarezza che manifestiamo oggi è tuttavia figlia della amarezza che non abbiamo manifestato ieri per il modo in cui Paola Binetti è entrata e ha partecipato alla vita del partito. Non è in forza della sua ricca umanità e della profondità delle sue convinzioni che Paola Binetti ha infatti preso parte da protagonista al confronto politico, ma in nome di una etichetta confessionale, i Teo-dem, che con la sua adesione le è stata costruita addosso con una irresponsabilità che mi auguro almeno in parte inconsapevole delle sue gravi conseguenze".

"Rispetto la scelta della Binetti anche se non è la mia scelta. Quello che trovo più preoccupante è che questo lungo stillicidio di abbandoni del Pd venga accompagnato troppe volte da un silenzio gelido e burocratico dello stato maggiore del partito", dice Marco Follini.

"È assolutamente condivisibile e rispettabilissima la scelta della Binetti di abbandonare il Partito Democratico, del resto solo gli stolti non cambiano mai idea. Ma se vuole essere davvero coerente, per poterlo fare, la Binetti deve dimettersi da tutti i mandati ricevuti, incluso quello di parlamentare, con i voti del Partito Democratico", incalza roberto Calderoli. "Nella prossima riforma costituzionale bisognerà inserire l'impossibilità per chi viene eletto con i voti di un partito di potersene andare, mantenendo una carica che ha ottenuto con i voti di elettori di un partito che ha abbandonato, perchè questo esige la coerenza".

14 febbraio 2010

REPUBBLICA

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2010-02-15

La Teodem se ne va: "Non posso accettare la deriva zapaterista"

Bersani: "Dispiaciuto più delle altre volte ma non condivido le sue motivazioni"

L'addio della Binetti divide il Pd

esulta il popolo di Facebook

L'addio della Binetti divide il Pd esulta il popolo di Facebook

Paola Binetti

ROMA - Su Facebook impazzano commenti soddisfatti: "Ciao, cilicio"; "Grazie signore grazie"; "L'avevo detto che se nevicava a Roma, qualche altro miracolo sarebbe accaduto...". Ed è accaduto che Paola Binetti, la teodem, dopo mesi di annunci, ha deciso di lasciare il Pd. Oggi invierà le lettere di commiato al segretario Pierluigi Bersani e al capogruppo, Dario Franceschini oltre che a Pier Ferdinando Casini, il leader dell'Udc, il partito in cui si trasferisce. L'Arcigay a congresso le dedica una standing ovation per l'addio alla sinistra.

Bersani invece fa un lungo comunicato per dire che è "dispiaciuto davvero, più delle altre volte". Di quando cioè, è andato via Francesco Rutelli con Donato Mosella, Marco Calgaro per creare l'Api, raggruppamento di centro, e Renzo Lusetti, Dorina Bianchi, Enzo Carra che invece hanno preceduto Binetti nell'Udc. Quindi, al segretario Pd dispiace, ma non può "condividere le sue motivazioni". Per Binetti è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche se la giornata per l'annuncio, spiega, è stata scelta soprattutto perché "sono gli 80 anni della fondazione della sezione femminile dell'Opus Dei". Ha incontrato molti amici "che condividono la mia scelta". Ne ha parlato con alti prelati, Ruini ad esempio? "Ne ho parlato con molti, con monsignor Fisichella, con monsignor Ravasi... la deriva zapaterista del Pd non posso accettarla, non posso restare con Emma Bonino. Ho aspettato un segnale dal partito, ma Pannella ha dato l'alt a Ceccanti, il democratico cattolico che avrebbe dovuto scrivere il programma elettorale con Bonino. Bisogna fare un grande centro, mi auguro che Rutelli si fonda con l'Udc. Sono contenti che vada via dal Pd? Sono contenta per chi è contento, grazie a Dio me ne sono andata. Ma molti sono dispiaciuti".

 

Tra questi, Rosy Bindi, la presidente del Pd, che invita a una riflessione nel partito anche se, osserva, c'è stato un equivoco da parte di Binetti: "Nel Pd non si sta come in un condominio, bisogna fare la fatica di incontrare le idee degli altri". Dispiaciuto Enrico Letta ("Ma il progetto Pd pagherà"); Gentiloni ("Il partito è più povero"); Castagnetti ("Amarezza"); Parisi ("C'è una incapacità del partito"). Bersani poi lancia una proposta per affrontare la crisi economica: "Questo è l'unico paese dell'Ocse che non tassa i gran-di patrimoni". E il Pdl replica: "Vuole mettere la pa-trimoniale".

(15 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica

L'UNITA'

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2010-02-14

Binetti lascia il Pd. "Sogno il grande centro". Bersani: sono dispiaciuto

Dopo un lunghissimo tira e molla, un annuncio durato mesi, alla fine Paola Binetti, la deputata teodem al centro di mille polemiche sui diritti civili, ha deciso di lasciare il Pd. Non seguirà Rutelli, l'uomo che l'aveva convinta a scendere in politica e che l'aveva portata nella Margherita, nella nuova avventura dell'Api. Ha scelto l'Udc di Casini, come prima di lei avevano fatto due "compagni" di tante battaglie come Enzo Carra e Dorina Bianchi.

Binetti ha annunciato la sua decisione con un'intervista al Corriere della Sera. Mercoledì la presentazione ufficiale con la "nuova maglia" in una conferenza stampa con Rocco Buttiglione. "Il Pd ha fallito, Bersani è un rappresentante illuminato dei vecchi Ds ma non è mai stato il leader della sintesi coi cattolici", spiega Binetti. A motivare lo strappo ha certamente contribuito la decisione del Pd di candidare Emma Bonibo nel Lazio." Io volevo restarci, nel Pd, ma vista l'insistita e menzognera tendenza a dimostrare che tra la cultura cattolica e quella radicale non ci sono differenze, restare non ha più senso. Come posso stare in un partito dove si prova ogni giorno a delegittimarmi? Dove si afferma che le mie idee non contano niente?". La Binetti accusa Bersani di aver lasciato a Pannella "la guida del treno democratico, i radicali sono la locomotiva e il Pd attacca i vagoni...".E si augura la sconfitta elettorale della Bonino: "Mi auguro con tutto il cuore che non vinca, Bersani ha sottovalutato la capacità di reazione del mondo cattolico".

il suo obiettivo, ora, è costruire una nuova Dc, reclutando cattolici da entrambi gli schieramenti. Pensa a un "partito del 15-20%, si appella ai cattolccii del Pd, da Fioroni a Marini, da Franceschini a Bachelet. "Mi auguro che vengano via, loro e tutti quelli che si sentono a disagio nel Pd. I tempi per un grande centro sono maturi. Per la cultura cattolica non c'è più spazio nel Pd, Bersani ha fatto un partito che somiglia ai socialisti spagnoli".

Non mancano le reazioni, e neppure le polemiche. A partire dalla standing ovation con cui la notizia è stata salutata al congresso dell'Arcigay. E Bersani dice: "So che a qualcuno potrà sembrare strano, ma lo dico sinceramente: l'allontanamento dell'onorevole Binetti è quello che mi dispiace di più. Non posso, ovviamente, condividere le sue motivazioni, in particolare a proposito della candidatura di Emma Bonino". Mi interessa tuttavia discutere un punto più di fondo delle argomentazioni dell'onorevole Binetti -prosegue Bersani- Aspettare dal segretario del Pd la garanzia della sintesi tra diverse culture, lascia immaginare un'idea di partito a stanze comunicanti ma separate, con qualcuno che regola il traffico, o amministra un condominio. Io credo invece che la sintesi richieda uno sforzo più generoso e profondo. Credo che questo sforzo debba avvenire sul terreno esigente dell'autonomia e della specifica responsabilità della politica in vista del bene comune". "Un'autonomia ed una responsabilità -ha sottolineato Bersani- che trovano la loro nobiltà più spesso negli interrogativi che nelle certezze della coscienza. Forse questo è il punto che ci divide e ci addolora, ma che aiuta a capire meglio la grande e appassionante sfida che il Pd ha deciso di mettersi davanti".

"Credo di poter dire, anche a nome della maggioranza dei credenti che restano nel Pd, tutta l'amarezza per una scelta personale che merita rispetto ma che non può essere condivisa", commenta Pier Luigi Castagnetti. "L'uscita della Binetti - afferma il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera - è "una grave perdita per il Pd. Lo dico a ragion veduta anche se so che probabilmente altri non condividono. Le qualità morali e intellettuali di Paola hanno consentito in questi anni di rendere veramente importante il dialogo e il pluralismo culturale dentro il partito". "So bene che la sua non è una decisione improvvisata - prosegue Castagnetti - anzi è frutto di un percorso anche di sofferenza umana, così come è stata quella di Carra e Lusetti. Comprendo ma non condivido. La presenza dei credenti in politica può manifestarsi infatti - spiega Castagnetti - all'interno di piccole enclave di testimonianza valoriale oppure può nutrire l'ambizione di rendere gli stessi valori incisivi e influenti all'interno di grandi partiti che muovono la storia". "È l'eterno dilemma dei cattolici - aggiunge Castagnetti - io sono convinto insieme a tantissimi altri, che nel Pd sia possibile vivere questa seconda opzione, sia possibile cioè cercare punti di convergenza con altri filoni culturali senza compromessi insostenibili con la propria coscienza. Non si può certo sostenere - conclude Castagnetti - che oggi in questo partito ci sia chiusura al dialogo o peggio coartazione della propria coscienza".

"Prima di Castagnetti, che con disappunto sento parlare 'a nome della maggioranza dei credenti che restano nel Pd', a dover manifestare amarezza per l'uscita di Paola Binetti dal partito dovrebbero essere i democratici tutti non perchè credenti ma perchè democratici", dice Arturo Parisi. "La sua uscita - prosegue Parisi - segnala infatti il fallimento della sua scommessa personale ma anche l'incapacità del partito di farsi luogo di confronto tra persone e di sintesi al servizio della decisione politica. L'amarezza che manifestiamo oggi è tuttavia figlia della amarezza che non abbiamo manifestato ieri per il modo in cui Paola Binetti è entrata e ha partecipato alla vita del partito. Non è in forza della sua ricca umanità e della profondità delle sue convinzioni che Paola Binetti ha infatti preso parte da protagonista al confronto politico, ma in nome di una etichetta confessionale, i Teo-dem, che con la sua adesione le è stata costruita addosso con una irresponsabilità che mi auguro almeno in parte inconsapevole delle sue gravi conseguenze".

"Rispetto la scelta della Binetti anche se non è la mia scelta. Quello che trovo più preoccupante è che questo lungo stillicidio di abbandoni del Pd venga accompagnato troppe volte da un silenzio gelido e burocratico dello stato maggiore del partito", dice Marco Follini.

"È assolutamente condivisibile e rispettabilissima la scelta della Binetti di abbandonare il Partito Democratico, del resto solo gli stolti non cambiano mai idea. Ma se vuole essere davvero coerente, per poterlo fare, la Binetti deve dimettersi da tutti i mandati ricevuti, incluso quello di parlamentare, con i voti del Partito Democratico", incalza roberto Calderoli. "Nella prossima riforma costituzionale bisognerà inserire l'impossibilità per chi viene eletto con i voti di un partito di potersene andare, mantenendo una carica che ha ottenuto con i voti di elettori di un partito che ha abbandonato, perchè questo esige la coerenza".

14 febbraio 2010

 

 

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